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venerdì 4 ottobre 2013

La tua opinione per migliorare (l’abuso dei sondaggi)



 



L'azienda vuole far pensare di occuparsi del benessere dei dipendenti, ma come in tutto quello che fa, ciò che conta davvero è l'apparenza senza sostanza: ecco la testimonianza, precisa come al solito, della Dipendente Recalcitrante.


Caro Dipendente Riluttante,
nei prossimi giorni mi appresto a compilare l’ennesimo sondaggio aziendale. Già in passato mi sono trovata a dare voce alla mia opinione, ma ho sempre avuto l’impressione che questa voce non uscisse chiara o comprensibile, perché spesso è rimasta inascoltata o, peggio, mal interpretata.

Ricordo con grande dispiacere il sondaggio relativo alla destinazione di una parte dismessa di magazzino e di altri locali. Da tempo molti noi dipendenti chiedevamo di avere a disposizione una doccia. L’azienda in cui lavoravo a quei tempi si affacciava su una pista ciclabile e molti utilizzavano la pausa pranzo per fare una corsa. Qualche sportivo più intraprendente poteva pensare di coprire i 18 km che separavano il centro città dalla zona industriale in cui si trovava l’azienda, essendo il percorso interamente su pista ciclabile, coniugando sport, ecologia, benessere e risparmio. Era però necessario disporre di una doccia nello stabile; se non negli uffici, almeno in magazzino o in officina. Quando l’Entusiasta Responsabile del Personale decise di fare un sondaggio per sondare il volere dei dipendenti, spacciandolo come volere del popolo sovrano, speravamo tutti di poter chiedere una doccia! Il sondaggio era a risposta chiusa, ma tra le possibili scelte comparve addirittura un locale palestra, dotato di cyclette, macchina per pesi, qualche tappetino per organizzare lezioni di aerobica o yoga e una zona spogliatoio con doccia. Perfetto! Tra le altre possibilità di scelta del sondaggio c’era una sala thè e tisane, una biblioteca e un locale di intrattenimento per clienti e ospiti in attesa di essere ricevuti (video multimediali, wireless per la navigazione, cose così …).
C’era molta attesa sul risultati del sondaggio, parlando con i colleghi quasi tutti ammisero di aver chiesto la palestra, ma qualche settimana dopo gli exit pool vennero smentiti ed ebbe inizio la costruzione della biblioteca. Non mi si fraintenda: la biblioteca è una lodevole iniziativa. Posso prendere libri e portarli a casa, oppure sprofondare nei divani Frau durante la pausa pranzo. Ma il dubbio sui brogli del sondaggio mi rimase per molto tempo.  Ad oggi non mi risulta sia stata fatta una doccia, così si continua a spendere soldi in benzina e … in corsi di ginnastica contro la vita sedentaria.

Un’altra volta ci venne chiesto di valutare la rivista aziendale. L’obiettivo era verificare il livello di gradimento della rivista, fornire idee per arricchirla con nuove rubriche, etc. Ho lavorato in diverse aziende e ho notato che a molte società piace l’idea di avere la Rivista Aziendale, la cui redazione era immancabilmente composta da dipendenti (non troppo) volontari che non aveva grandi argomenti di cui discutere. Quella volta l’azienda era veramente piccola, ma l’AD ci teneva particolarmente, così ogni 6 mesi era prevista l’uscita di una decina di pagine. Nelle prime uscite, i poveri colleghi redattori si impegnarono in ampie e articolate spiegazioni dei reparti e dei processi aziendali. Esaurito l’argomento vennero descritti eventi aziendali, ma con un ritardo cronico di 6 mesi e poi, che senso aveva descrivere la Cena di Natale quando quasi tutti i dipendenti erano presenti? Così  la rivista prese a deragliare e comparvero: racconti di vacanze e viaggi, racconti di imprese sportive, improbabili colleghi poeti, ricette e cruciverba. La solita Entusiasta Responsabile del Personale dovette intervenire per rimettere in sesto le cose. Con un nuovo sondaggio.  Ancora una volta parlando tra colleghi, emerse che quello che più infastidiva dell’uscita della rivista, non erano tanto gli argomenti, ma il fatto che venisse stampata su carta e, se necessario, spedita a casa al dipendente! Questa operazione non costava molto, ma era pur sempre un costo economico e ambientale facilmente evitabile con l’invio di una mail allegando un versione PDF della rivista. Così in molti inserimmo la richiesta sia nel questionario, sia nella casetta dei “Suggerimenti”. La risposta unofficial trapelata della redazione su mia insistenza, fu che la rivista stampata fa parte dell’”immagine” aziendale.
 
Dicevo che presto sarò chiamata a un nuovo sondaggio. Nuovo anche nella forma: non si tratta di un sondaggio commissionato da terze parti (come quella volta sul clima aziendale o sulle le retribuzioni) e non si tratta del sondaggio interno all’azienda (come i recenti sul grado di soddisfazione delle pulizie, il servizio della società di noleggio auto, etc). Questa volta è un sondaggio a livello CORPORATE! Ovvero una specie di “sfida” tra  filiali di tutto il mondo: chi avrà i dipendenti più soddisfatti? Quali aree necessitano di miglioramento? Sono le stesse aree per aziende di diversi paesi?

Risponderò con sincerità come in tutti gli altri sondaggi.

Distinti Saluti
La Dipendente Recalcitrante

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