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martedì 24 settembre 2013

Orari flessibili? Flessibili una cippa





Continuiamo l'argomento dell'ultimo post con un episodio reale. Nell’azienda in cui attualmente lavora il Dipendente Riluttante è possibile entrare con una tolleranza massima di tre minuti rispetto a tre orari (8,00-8,30-9,00) e uscire di conseguenza: se si entra alle 8,04 è come se si fosse entrati alle 8,30 e quindi si perde di fatto quasi mezz’ora. Il Dipendente Riluttante nell’azienda in cui lavorava prima, visto il suo livello di inquadramento, non timbrava e l’orario era conteggiato a forfait anche se c’erano comunque controlli a vista (!?) abbastanza rigorosi. Quindi è stato comprensibilmente contrariato quando ha capito questo meccanismo dopo essere entrato nell’ultima azienda, visto che la Responsabile del Personale glielo aveva presentato come un “orario flessibile” con entrata dalle 8 alle 9: un orario flessibile vuol dire che si può entrare quando si vuole in quella fascia (a volte anche più ampia) e che si può uscire 8 ore dopo più la pausa pranzo, mentre il meccanismo in quella azienda è solo un modo di recuperare dei ritardi.
Inoltre in questa azienda si possono utilizzare permessi con recupero di ore fatte in più che però devono essere sottoposti ad approvazione dal proprio superiore mediante una procedura informatica: anche in questo caso la flessibilità non esiste in quanto se fosse davvero tale non ci sarebbe necessità di chiedere permessi, ma le ore si potrebbero compensare in automatico.

Per completare questo quadro, che secondo l’azienda è flessibile, qualche giorno fa è accaduto questo simpatico episodio.
Il Dipendente Riluttante è dovuto uscire un’ora prima, come gli capita tre o quattro volte al mese, e in questi casi, soprattutto se l’esigenza non è programmata, lui inserisce la richiesta di permesso a recupero, visto che di solito ha ore in più fatte in altri giorni, ed esce.
Così ha fatto anche quel giorno, anche perché il giorno prima era uscito un’ora dopo il suo orario perché aveva un incontro con un consulente che si era prolungato. Quando però qualche ora dopo ha controllato la posta da casa, ha trovato questa mail del suo gioviale responsabile.
Il giorno 18 settembre 2013 17:20, Responsabile Intermedio ha scritto:
Per cortesia avvisami in anticipo (anche a voce) quando inserisci delle richieste di uscita.
Ciao

Marcello
E così questa direttiva spazza via l’ultimo residuo di flessibilità che poteva essere vantato dalla brillante azienda, visto che secondo il simpatico responsabile intermedio anche per uscire mezz’ora prima, utilizzando sue ore da recuperare, il Dipendente Riluttante dovrebbe non solo inserire la richiesta, cosa già abbastanza seccante, ma anche andare a chiedere a voce.
La flessibilità nel fantastico mondo dell’azienda di fatto significa che ai dipendenti possono essere richiesti allungamenti di orario senza preavviso, perché quando avviene il contrario questo è quello che di solito accade….

3 commenti:

  1. Che poi tutto si riduce al desiderio di controllo dei superiori, timorosi che la flessibilità di orario possa consentire al dipendente di avere una vita esterna all'azienda troppo appagante. Quanto ho chiesto di poter accorciare la pausa nella azienda dove lavoravo...niente da fare. Il principio era che bisognava fermarsi fino alle 18.00. E' finita che me ne sono andato tra un "mi metti in croce" e un "non ci si comporta così" :)

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  2. In alcuni casi, hai ragione, e' l'ansia di controllo dai superiori verso i loro collaboratori, anche se a parole questi ultimi dovrebbero essere autonomi e indipendenti, altre volte ci si mette anche l'ufficio personale con pastoie e regole che sono inutili e controproducenti.

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  3. azienda tessile
    ingresso 8.00-13.00 e 13.50-17.00 (10 minuti di recupero per la pausa caffè)
    se entri alle 8.01 recupero di 15 minuti la sera oppure 30 minuti in pausa pranzo
    Per quale ragione se recupero in pausa pranzo devo recuperare il doppio?

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